Nella struttura delicata il monile è un vero e proprio omaggio ai nostri antichi cardatori, perché richiama l’operazione di cardatura, filatura e arrotolamento della lana nel gomitolo, poi ha una struttura a punta come quella di un merletto a tombolo abruzzese.
Nei suoi colori troviamo le figure dei fiori che crescono nei dintorni della Rocca di Calascio e sulle alte quote di Campo Imperatore: il Cardo selvatico (blu), il Croco (viola), l’Adonis (giallo), la Saxigrafa Italica (bianco). Da qui la scelta, non casuale, delle gemme incastonate nelle diverse versioni di “Cherubino”: zaffiro, ametista, rubino, smeraldo ….
Tra le caratteristiche più affascinanti ci sono la lavorazione di sette giorni e la sua realizzazione non solo esclusivamente a mano, ma proprio secondo antiche tecniche di lavorazione dell’oro che prevedono il solo utilizzo di strumenti risalenti al 1700, gli stessi custoditi nel Museo del Gioiello a Calascio. Il nome “CHERUBINO” allude all’antica storia e ai mestieri del Medioevo aquilano e significa “custode, propizio, prezioso”.